Tuesday 5 July 2022 | 21:00
Special Concert for the Patrons, Donors,
and Contributors of the
«Trasimeno Music Festival»
Villa Valvitiano, Perugia
Sacconi Quartet
Dove, Beethoven
La viola Sacconi suonata da Ben Ashwell ha attratto subito la mia attenzione, non solo per la sua indubbia e ineludibile bellezza, ma anche per le sue ragguardevoli dimensioni; si tratta infatti di una viola tenore la cui lunghezza della cassa armonica si avvicina ai 50cm e, considerato che Ben Ashwell non è un gigante, ma un uomo dalla figura esile ed elegante, e di altezza normale, qualche dubbio sulla suonabilità di uno strumento così particolare mi è venuto. Ma fin dalle prime note ho notato una grande libertà e disinvoltura, tanto che uno strumento così grande, con il passare dei minuti, ha finito perfino per sembrarmi di dimensioni normali.
Come dicevo in apertura, per me una delle qualità fondamentali per eseguire in modo ottimale uno degli ultimi quartetti di Beethoven, è di farlo con immediatezza e semplicità, il che non deve essere inteso nell’accezione di superficialità e banalità; per questo motivo ho apprezzato molto il Sacconi Quartet, che fin da subito riesce a coinvolgerti in uno spettro sonoro davvero molto ampio, e che riesce a farlo senza retorica, ma con semplicità, appunto.
Perché uno qualsiasi degli ultimi quartetti di Beethoven è animato da una tensione drammatica quasi fuori dall’umano, e la tentazione potrebbe essere quella di esaltare questo aspetto: niente di più sbagliato. Basta Beethoven per questo, non c’è niente altro da aggiungere oltre a ciò che Beethoven ha scritto.
Il Sacconi Quartet ha eseguito l’op. 131 a memoria, cioè a dire senza l’ausilio dello spartito, cosa che potrebbe sembrare un particolare di secondaria importanza, ma che Elisa Pegreffi ebbe occasione di rimarcare in una sua memorabile intervista sul Quartetto Italiano, per cui il suonare a memoria e farlo in un contesto cameristico fa davvero una grande differenza, per cui musicisti e pubblico hanno la possibilità concreta di farsi una cosa sola di fronte al pensiero musicale.
In conclusione, mi è impossibile non spendere ancora qualche parola sugli strumenti di Sacconi: io credo che, con questo incontro con il Sacconi Quartet, venga a cadere definitivamente uno dei pregiudizi più duri a morire che riguardano gli strumenti ad arco e che vede contrapposti su due fronti strumenti antichi e moderni: se gli strumenti, come quelli di Sacconi, sono ben costruiti e sono in mano ai musicisti giusti, questa differenza non ha alcun motivo di esistere. Ho ascoltato grande musica eseguita in modo splendido, non mi è venuto di pensare neanche per un attimo agli strumenti, cioè a dire che gli strumenti sono buoni quando smetti di pensarci.
© 2023 - Simone Fernando Sacconi nel 50° Anniversario della morte